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Luoghi

Sono i luoghi che hanno posseduto il mio cuore — in viaggi che in qualche modo mi hanno fatto concittadino di uomini lontani nel tempo, in terre lontane dalla mia Lombardia — e lo possiedono ancora nella memoria.

E anche luoghi nei quali ho solo desiderato andare, in viaggi senza altre locomozioni che quelle dell'innamoramento e del desiderio, ugualmente presenti nella memoria dei sogni.

Sunion

C'è un vento che vorrei mi prendesse sulle sue spalle robuste e mi portasse sul mare, sopra le piccole isole che navigano nel tramonto, trasvolando le acque, sfiorando le scogliere precipiti, spettinando gl alberi e spaventando un pastore; e azzardando acrobazie come il velivolo dell’amico del Piccolo Principe, mio compagno di viaggi e maestro.

È il vento che a Capo Sunion mi spingeva con spinte improvvise alle spalle, come un ragazzo poco rispettoso e felice, e che sembrava insistesse a volermi comunicare una amichevole insospettata presenza.

Quel vento spensierato e giocoso mi fece pensare a quella figura del mito nella quale i greci avevano dato una quasi corporale sostanza e una raccontabile identità alle forze irresistibili e misteriose che generano la vita — e la stravolgono —imbandiscono festini di ebbrezze con torrenti di vini e di latte e aggrediscono repentine e nefaste con castighi feroci i mortali, per apprendere loro che l’Invisibile offre amicizia ma esige venerazione, si fa compagno ma non ammette cameratismi.

È quella strana e troppo disattesa ambivalenza che incontrano i cristiani nel Cristo, che è insieme pietra fondante di ogni umana edificazione e “lapis offensionis”, sasso in cui inciampano gli impuri di cuore; luce di sole per gli occhi dei semplici e irrisolvibile enigma per i superbi; innamorato e castigatore.

Certo, anche Lui, non “buono” del disinvolto buonismo che ci fa tanto comodo, perché ci esenta dal dovere del Vero, dalle fatiche del discernimento e dalle obbligazioni del Giusto.

È la rischiosa doppiezza di Apollo, perpendicolare ed Obliquo, uccisore di lupi e Lupo egli stesso, difensore e omicida, guaritore e pestifero, rivelatore ed enigma, tenebroso e Splendente.

E fu intuizione mirabile – dettata certo dallo Spirito – quella dei greci e dei loro padri gli egizi, che inventando “figure” del Divino nella difficile ascesa del pensiero verso l'Indecifrabile, le figurarono così somiglianti a Colui che poi ne avrebbe svelato, nel tempo deciso dall'Eterna Sapienza, l'insospettabile Volto.

Qualcuno ha detto che se Apollo è la colonna Dioniso è il vento; e qui davvero danza il suo girotondo attorno alle colonne, sguaiato come un beone, giocoso come un bambino, infido come una pantera, invasore di un tempio non suo, visto che Sounion è consacrato all’ impetuoso Signore delle acque, qui insediato come sentinella di un fatidico mare, a spiare ritorni di eroi e minacce di barbari, guardiano di una terra frequentata da dei.

Da lui, domatore di terremoti e di cavalli, scuotitore di lance e di chiome notturne, apritore di fonti, rivale della sorella Signora dell’Attica, l’intrusione del Delirante distrae un poco i pensieri, stravolgendoli nel tiaso felice; ma forse ne sorride il titolare del tempio.

Santa Sofia

“E io vidi la Città la Città santa, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo tutta ornata come una sposa che si offre al suo sposo”.

Così ha cantato il mio cuore la prima volta vi entrai, e poi sempre.

Perché le grandi cattedrali di Francia si lanciano come giganti innamorati all’assalto del cielo, questa invece dal cielo discende, posandosi leggera sulla terra degli uomini come un veliero alieno, pronta a salpare verso le stelle dopo una sosta benefica e provvisoria.

Quella cupola, ruota piena di occhi progettata da un ingegnere celeste come la macchina che sbigottì Ezechiele allunando improvvisa sulle rive del Tigri,dalla quale lo spazio si espande come un soffio di vento nell’immensa conchiglia e che tutto lo spazio riassume in una silenziosa ascensione nel suo giro solare, a me non parve appoggiata sui possenti bastioni che sovrasta e incorona come la tenda dei cieli i quattro cardini del mondo e come la divina Sapienza ne sostanzia i quattro fondamentali elementi, e tanto meno sostenuta dalla colonne, che piuttosto la ancorano con catene invisibili alla terra su cui noi camminiamo, tanto che se una furia di barbari le troncasse io non credo che crollerebbe, ma piuttosto se ne volerebbe via, rimossi gli ormeggi.

Ho parlato di una conchiglia, e davvero continuo a pensarla come la più perfetta e inimmaginabile che mai predatore di perle potrebbe saccheggiare In nessun mare del mondo, così articolata da inaspettati recessi ,da alvei invitanti, da nidi ospitali, che è difficile pensare immaginati e composti – e in un così breve giro di anni – dagli uomini, quando sembra il miracolo della perizia di mani ignote che abbiano lavorato con millenaria diligenza in mari che mai potremo esplorare, In quell’alveo dialogano in silenziosi responsori le curve e gli spazi, le *arditezze e gli slanci, le pause e i ritorni, e se ne leggiamo sulla pianta il disegno ci sembra di decifrare le partiture complesse e precise di una sinfonia sovrumana.

Se vi entriamo come ospiti attenti ce ne travolge la meravigliosa armonia.

Io poi me la immagino, aiutandomi con il grande arcangelo e con la Teotokos maestosa che le manie iconoclaste e la volgarità dei profanatori non hanno vinto, rutilante di gloria come la nostra San Vitale a Ravenna e piena di canti; ed il cuore si inginocchia davanti alla Sposa.

L'aeropago

Non salirò più su quella roccia sulla quale no vi è più nemmeno un segno di una sede così prestigiosa per secoli del Pensiero e della Giustizia, nella quale l’Apostolo inaugurò, inascoltato, il magistero della predicazione alle genti.

Ma i miei pomeriggi ad Atene mi portavano sempre là sopra, fino all’ultima luce, di fronte al sovrumano miracolo dell’acropoli, vertice definitivo delle ascese dell’uomo. (La collina di Sion resta per me “il più eccelso dei monti”, ma più che il culmine di una ascensione terrestre è il luogo in cui è disceso il Divino a incontrare l’umano per sollevarlo ad una Assunzione celeste.)

Là leggevamo nelle parole venerande di Euripide i moniti e le sentenze di Atena e in quelle divine di Paolo l'annuncio di un Dio non più ignoto che si svelava in un uomo strappato alla morte.

E meditavamo ammirati su due momenti capitali della formazione della civiltà umana: uno figurato dagli uomini nei racconti del mito, l'altro irrompente nella storia come rivelazione delle cose di Dio e delle cose dell'uomo.

Il mito era quello di Oreste vindice matricida del padre, che qui era venuto da Delfi braccato dalle Erinni implacabili che ne esigevano il sangue, per  consegnarsi alla giustizia di Atena, Signora del Giusto.

La dea dell'acropoli la sua sentenza la dava, sollevando la coscienza degli uomini ad una meno selvaggia cognizione del delitto e dei castighi ad una consapevolezza

Renato Laffranchi - info@renatolaffranchi.it